Il 20 Novembre del 1989, viene ratificata a New York dall’ONU la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Essa sancisce la necessità, da parte degli stati aderenti, a strutturare provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione determinata dalla condizione sociale, attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, o dei suoi familiari.

Tra i diritti in essa contenuti, (ad es. alla non discriminazione art.2; alla vita, alla sopravvivenza e a un corretto sviluppo art.6) si evidenziano due che sembrano essere particolarmente rilevanti in riferimento all’adolescenza: il diritto all’ascolto (art.12) e il diritto alla libertà di espressione (art 13).

Tali articoli affermano, senza possibilità di equivoco, che l’adolescente (e il bambino) ha diritto ad esprimere ed essere ascoltato nelle sue idee, nei suoi punti di vista, nei suoi progetti e pensato quale essere degno di considerazione in tutti gli ambiti della sua esistenza: famiglia, scuola, sociale.  Ascoltare un adolescente non significa meramente prestare orecchio alle sue parole, ma validare il suo mondo interno riconoscendolo come degno di rispetto e facendolo sentire riconosciuto come individuo.

Spesso gli adulti adottano atteggiamenti invalidanti che riducono la voce degli adolescenti depotenziandola, come espressione solo di “capricci” o “immaturità”. Tali atteggiamenti possono derivare dalla paura di perdere il controllo o dall’errata convinzione che essi non abbiano ancora strumenti cognitivi ed emotivi maturi e tali da contribuire alle decisioni. Tuttavia, studi neuropsicologici[1] mostrano che i ragazzi sono pienamente capaci di riflessione critica e di esprimere bisogni autentici, sebbene il loro cervello sia in pieno sviluppo.

Creare contesti sicuri e accoglienti garantisce che il diritto all’ascolto sia realmente rispettato. Questo può avvenire:

  • A scuola, grazie a momenti di dialogo in cui gli studenti possano esprimere i loro pensieri.
  • In famiglia, non risolvendo i problemi per loro e imparando a co-costruire soluzioni.
  • Nella società, includendo gli adolescenti nei processi decisionali che li riguardano.

Ascoltare gli adolescenti è un diritto e una responsabilità collettiva. È quell’ atto di fiducia verso una generazione che, nel momento in cui è valorizzata, è capace di portare contributi straordinari.


[1] Dahl, R. E. (2004). Adolescent brain development: a period of vulnerabilities and opportunities. Keynote address. Annals of the new York Academy of Sciences, 1021(1), 1-22.

Steinberg, L. (2005). Cognitive and affective development in adolescence. Trends in cognitive sciences9(2), 69-74.