A cura della Dott.ssa Elisabetta Nugnes – Psicologa specializzanda  in Psicoterapia Gestaltica Integrata,

Il termine ansia è diventato sempre più un termine ombrello sotto al quale vengono radunati una serie di sintomi, patologie e, più in generale, situazioni cliniche di un certo tipo. Può essere utile, al fine di una maggiore consapevolezza sui propri stati emotivi e corporei, fare un po’ di chiarezza.

La paura e l’ansia, sebbene siano molto simili, differiscono per alcune caratteristiche: la paura è uno stato emotivo che nasce in risposta ad uno stimolo che crea dei picchi di attivazione necessari per l’attacco o la fuga, mentre l’ansia è l’anticipazione di una minaccia futura caratterizzata da un’attivazione psicofisiologica costante. Essa è caratterizzata da tensione muscolare, accelerazione del battito cardiaco, alterazione della termoregolazione, variazione del respiro spesso descritta come “fiato spezzato o mancanza di ossigeno”, ipervigilanza e produzione di pensieri spesso di natura catastrofica.

Nella sua forma naturale che potremmo definire adattiva, l’ansia è associata alla presenza di uno stimolo ambientale. In questo caso l’organismo si attiva in modo da generare risposte efficaci per affrontare la circostanza in cui ci si trova. Essa è limitata nel tempo ed è causata da un evento specifico.

L’ansia adattiva emerge come una risposta a situazioni di incertezza o minaccia, una forma di attivazione che ci spinge a entrare in contatto con il momento presente. In questo contesto, l’ansia può essere vista come una compagna che ci avverte e ci invita a riflettere sulle nostre emozioni e desideri. Ad esempio, prima di affrontare una nuova sfida, l’ansia può manifestarsi come una sensazione di energia che ci motiva a prepararci, a essere più attenti e a connetterci profondamente con ciò che sta per accadere.

Da un punto di vista fenomenologico, l’ansia adattiva diventa una forma di consapevolezza che ci spinge a esplorare i nostri limiti e potenzialità. Essa ci invita a confrontarci con il nostro essere, a riconoscere le nostre vulnerabilità e a sviluppare una maggiore autenticità nella nostra vita.

Tuttavia è sempre più frequente sentire parlare di ansia come esperienza psicofisiologica sostenuta nel tempo. Il disturbo d’ansia, infatti, è quello più diffuso.

In tanti, al giorno d’oggi, riferiscono di provare un senso di ansia perenne e in diverse circostanze che non giustificano l’emergere dell’ansia. Si può parlare di ansia non adattiva poiché non è causata da uno stimolo preciso ed è, nei casi più gravi, invalidante poiché non consente il normale svolgimento delle attività quotidiane. L’ansia non adattiva si presenta come una reazione disfunzionale che ci allontana dalla nostra esperienza diretta.

 Qui, l’ansia può trasformarsi in un senso di oppressione, di perdita di contatto con il momento presente. Si manifesta attraverso un ciclo di preoccupazioni che ci intrappolano in pensieri catastrofici, distogliendo l’attenzione dalla nostra realtà immediata. La ricorrente ricerca di certezze e rassicurazioni diventa un modo per evitare la vulnerabilità, ma a lungo andare alimenta una distanza emotiva e un’incapacità di vivere pienamente l’esperienza umana.

Il confine tra ansia adattiva e non adattiva non è sempre netto. Situazioni di stress prolungato possono trasformare un’ansia inizialmente adattiva in una forma non adattiva. Ad esempio, se la preoccupazione per un esame si trasforma in un’ossessione che impedisce di studiare o di dormire, si passa da una risposta utile a una disfunzionale.

È importante considerare l’ansia non esclusivamente come un problema da risolvere, ma anche come un segnale che invita a una riflessione più profonda su sé stessi. Interrogarsi su ciò che provoca ansia può portare a scoperte significative, offrendo l’opportunità di affrontare emozioni più profonde o schemi di pensiero disfunzionali.

Affrontare l’ansia implica quindi un viaggio interiore. La psicoterapia offre strumenti per ristrutturare l’esperienza che si fa di sé, ma è altrettanto importante praticare l’auto-compassione e l’accettazione. Riconoscere che l’ansia è una parte dell’esperienza umana permette di liberarsi dal giudizio e dal senso di colpa, aprendo la porta a un approccio più gentile verso sé stessi.

La psicoterapia della Gestalt aiuta a prendere coscienza di come le esperienze passate influenzino il presente e permette di esplorare le dinamiche relazionali che possono contribuire all’ansia. L’attenzione è rivolta al corpo, ai sensi e alle emozioni, facilitando una connessione più profonda con sé stessi e favorendo un processo di integrazione e guarigione.