I sintomi dell’autismo e di tutte le patologie collegate, riguardano le tre aree fondamentali dello sviluppo del bambino, e si manifestano entro i primi tre anni di vita:
- Linguaggio e comunicazione: il bambino autistico non parla, o se lo fa, è per ripetere meccanicamente parole usate da altri, soprattutto adulti.
- Interazione sociale: il bambino autistico non si relaziona al mondo esterno. Non si volta se chiamato, non risponde ai gesti d’affetto, non ricambia gli abbracci dei suoi genitori, non è empatico. E’ uno dei segnali d’allarme più chiari e dell’autismo.
- Interessi ristretti e comportamenti stereotipati: il bambino autistico si limita ad allineare oggetti in modo ripetitivo.
Non manifesta immaginazione, né risponde agli stimoli nelle attività ludiche di gruppo. Frequentemente focalizza l’attenzione in modo ossessivo su alcuni oggetti per via della forma o del colore.
Per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo, esso appare, spesso, piuttosto compromesso. Anche se, come evidenziato, per esempio, dal film Rain Man, il bambino autistico può sviluppare aree del cervello particolari e dimostrare del genio in quei settori, come la matematica nel senso di numeri, ma anche la musica o il disegno.
Come possiamo aiutare un bambino con queste problematiche?
Nel nostro modello clinico integrato l’Analisi Applicata del Comportamento (Aba) riveste ruolo di peculiare significatività clinica. A livello internazionale l’ABA è riconosciuta come il metodo privilegiato per il trattamento dei bambini colpiti dalla patologia autistica poiché rappresenta al momento l’unico approccio educativo scientificamente validato.
ABA è l’acronimo di Applies Behavior Analysis (Analisi Comportamentale Applicata) ed è la scienza applicata che deriva dalla scienza di base conosciuta come Analisi del Comportamento (Skinner, 1953).
Quest’ultima è l’area finalizzata ad applicare i dati che derivano dall’analisi del comportamento per comprendere e migliorare le relazioni che intercorrono fra determinati comportamenti e le condizioni esterne. Essa adempie diverse funzioni fra cui quelle di descrivere le interazioni che avvengono fra organismo e ambiente, spiegare come tali interazioni avvengono, prevederne le caratteristiche e la probabilità futura di comparsa, influenzarne la forma, la frequenza e la funzione ecc.
L’attenzione dell’ABA è rivolta ai comportamenti socialmente significativi (abilità scolastiche, sociali, comunicative, adattive), questo la rende adatta ad essere applicata a qualsiasi ambito d’intervento e non, come comunemente (e erroneamente) si pensa, solo all’autismo.
Le tecniche e principi comportamentali sono applicate con successo a bambini con autismo da almeno trent’anni. Un programma ABA consiste nell’applicazione intensiva dei principi comportamentali per l’insegnamento d’abilità sociali (linguaggio, gioco, comunicazione,
socializzazione, autonomia personale, abilità accademiche, ecc…) e la correzione di comportamenti problematici (autostimolazioni, aggressività, autolesionismo, ossessioni, ecc…).
Per effettuare una terapia ABA è necessario un team costituito da terapista ABA, famiglia, staff scolastico, ed un analista del comportamento che definisca il programma di intervento e supervisioni il lavoro. Quest’ultimo è, infatti, responsabile delle componenti del team, del programma e della sua messa in pratica; aiuterà a formare i terapisti e la famiglia nella pratica
dell’ABA.
Il programma stabilisce gli esercizi che il bambino farà per imparare il linguaggio, il gioco, e le abilità sociali. Questi esercizi sono completamente individualizzati per il bambino, sebbene ci sia un curriculum che ogni bambino deve completare; essi stabiliscono quali programmi saranno introdotti e quando, quali strategie saranno utilizzate per l’insegnamento, rispettando le abilità e gli interessi del bambino. Il programma deve svolgersi in tranquillità. Se si procede troppo velocemente i progressi potrebbero essere superficiali e non solidi. L’analista vi farà presente ogni quanto aggiungere nuovi obiettivi, controllando che i precedenti siano
acquisiti. Le abilità devono essere generalizzate cioè apprese in diverse situazioni (casa, scuola) e con persone diverse (terapisti, genitori, coetanei). Questa generalizzazione è fatta sistematicamente con l’obiettivo di dare al bambino la capacità di usare ciò che sa, indipendentemente dalle situazioni.
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