A cura del Dott. Yari Mirko Alfano – Psicologo iscritto all’albo – Psicoterapeuta in formazione presso SIPGI;

La rabbia è un’emozione primordiale e ha una funzione adattiva: deriva infatti dall’istinto dell’uomo di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. La rabbia si manifesta in tutti, grandi e piccoli, e in alcuni casi porta all’attuazione di agiti, mentre, in altri viene soffocata o repressa. A volte, invece mostra un andamento sinusoidale con dei picchi in eccesso chiamati collera, esasperazione, furore e ira, oppure in difetto, di intensità minore, spesso riconosciuti come irritazione, fastidio e impazienza. In ogni caso si tratta di una risposta emotiva intensa ma transitoria, che si protrae per brevi momenti.

Solo in casi estremi la rabbia si esprime attraverso dei comportamenti (rompendo oggetti, guidando velocemente, etc.), ma il più delle volte si manifesta verbalmente con l’alterazione del tono di voce che diventa più intensa o sibilante, stridula o minacciosa.

In linea generare si può parlare di una rabbia disadattiva, disfunzionale o patologica, quando crea sofferenza individuale, oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi.

In altri casi, la rabbia non è una emozione negativa, infatti, da piccoli è adattiva e anche da adulti potrebbe esserlo incanalandola in attività alternative a quelle del bisogno che ci viene negato. Così facendo, aumenta il nostro benessere e non rimaniamo incastrati in questa emozione.

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